Oggi sono ospite a casa di Carlotta per parlarti di un argomento scottante, in tutti i sensi!
Si, perché in questo post parleremo di filtri solari e di regole di buona condotta per esporsi al sole riducendo al minimo i fattori di rischio.
Continuando nella lettura di questo post scoprirai:
- Cosa è il fattore SPF delle creme solari;
- Quali tipi di SPF esistono;
- Gli accorgimenti per una corretta esposizione al sole;
- I tipi di filtri solari;
- Quali forme cosmetiche esistono.
SPF: che cos’è?
Iniziamo dalle cose semplici e vediamo di capire per bene che roba è quel numerino che troviamo sulla confezione della nostra crema e come influisce sulla nostra esposizione.
SPF è un acronimo (una lettera corrisponde ad una parola) che sta per SUN FACTOR PROTECTION ed è una scala numerica che indica la capacità dei filtri solari di schermare o bloccare i raggi del sole e di proteggere dalle radiazioni UVB, responsabili delle ustioni cutanee.
Questa scala di valori va da un minimo di 6 ad un massimo di 50+; per valori inferiori a 6 si parla di prodotti che vengono definiti “abbronzanti” e non si parla propriamente di prodotti solari con SPF, mentre per le protezioni solari superiori è stata vietata la dicitura “schermo totale” in quanto non corretta, dato che nessun filtro è in grado di garantire una schermatura totale delle radiazioni solari e rischiava quindi di fuorviare il consumatore.
Ad oggi quindi ci troviamo di fronte a prodotti solari che indicano:
- SPF 6-10 (protezione solare bassa);
- SPF 15 – 25 (protezione solare media);
- SPF 30-50 (protezione solare alta);
- SPF ≥ 50+ (protezione molto alta).
Ora che sappiamo il perché della scritta sulla nostra confezione, cerchiamo di capire meglio che cosa indica questo numero.
L’SPF indica i minuti che puoi stare al sole senza sviluppare reazioni eritematogene, ossia reattività al sole che vada dall’arrossamento prolungato alle classiche bollicine sottopelle che conosciamo con il nome, appunto, di “eritema”.
Il calcolo dell’SPF infatti si basa sul concetto di MED (Dose Minima Eritematogena), che indica la più bassa dose di raggi UV richiesta per produrre nei soggetti un arrossamento cutaneo visibile a distanza di 24-26 ore dall’esposizione alle radiazioni ultraviolette.
L’SPF quindi non è altro che il rapporto tra la MED su cute protetta rispetto a quella su cute non protetta
SPF= MED cute con protezione solare / MED cute senza protezione solare.

Cosa accade quando ci mettiamo la crema solare?
Ognuno di noi ha un proprio tempo di esposizione ai raggi UV prima di sviluppare l’eritema, ad esempio un soggetto europeo medio sviluppa una reazione eritematogena in 10-15 minuti senza protezione al sole; mettere la protezione solare significa aumentare questo tempo di esposizione senza sviluppare eritema, ed aumentarlo proporzionalmente al tipo di fattore di protezione scelto.
Secondo l’esempio di prima, la stessa persona che si scotterebbe in 10 minuti senza protezione solare, se applica una protezione solare 50, ci mette un tempo 50 volte superiore a sviluppare eritema quindi 10×50= 500 minuti (circa 8 ore).
Fermi tutti, che già ti vedo gongolare perché puoi metterti la crema solo una volta al giorno!
La questione detta sopra vale in condizioni ideali, il che vuol dire che, per fare degli esempi, dobbiamo essere assolutamente certi di:
- aver messo la giusta quantità di solare raccomandata (ne parliamo tra poco);
- non sfregare con l’asciugamano o altro rischiando di potare via parte della protezione;
- non fare il bagno o non sudare eccessivamente;
- esporsi solo negli orari raccomandabili (anche di questo ne parliamo a breve);
- conoscere il tipo di radiazione (il sole della città è diverso da quello del mare che è diverso da quello della montagna);
- conoscere il proprio fototipo di pelle (una classificazione di massima che stabilisce la reattività della pelle in base al colore dei capelli, al colore degli occhi e alla pigmentazione della pelle). Tanto per capire quanto influisce, riprendendo l’esempio di prima del nostro amico europeo che potrebbe stare 8 ore al sole con spf 50, se questo amico avesse foto tipo 2, questo tempo si dimezzerebbe a circa 4 ore!
Questo discorso ci porta a riassumere quindi alcuni utili concetti fondamentali, quelle che sono le nostre “regole per una corretta esposizione solare”.
- APPLICARE LA CORRETTA QUANTITA’ DI PRODOTTO
La quantità suggerita per una corretta protezione è di 2mg per centimetro quadrato di pelle, il che corrisponde a circa 4-6 grammi per il viso e circa 30 gr per il corpo. Già che parliamo di applicazione, ricordiamoci di distribuire il prodotto in maniera uniforme ovunque: ci sono zone come ad esempio le orecchie, i piedi, le mani o l’interno del braccio che troppo spesso vengono dimenticate.
- APPLICARE LA PROTEZIONE ALMENO 15/30 MINUTI PRIMA DI ESPORSI
In questo modo ha il tempo di essere ben assorbita dalla pelle e rendersi disponibile in maniera più uniforme.
- RIAPPLICARE IL SOLARE OGNI 2 ORE E DOPO OGNI BAGNO
Il motivo si lega al discorso precedente: siamo così sicuri di poter prevedere tutte le variabili di resa del solare che abbiamo detto prima? Io personalmente no, e due ore mi sembra un tempo abbastanza lasso da permetterci una gestione agile e non correre inutili rischi.
- EVITARE DI ESPORSI NELLE ORE CENTRALI DEL GIORNO
Quelle cioè in cui i raggi solari sono più forti, fascia oraria che va grosso modo dalle 11:00 alle 15:00.
- INDOSSARE INDUMENTI PROTETTIVI
Occhiali da sole, cappellino e maglietta se particolarmente delicati.
DIFFIDARE DALL’OMBRA O DALLE NUVOLE
L’ombrellone o un cielo nuvoloso, non sono in grado di proteggerci dai raggi solari, ricordiamoci quindi di proteggere adeguatamente al pelle anche se siamo all’ombra o se il sole non è visibile.
Un’ultima precisazione prima di lasciarti ai vari tipi di formulazione presenti in commercio: ricordiamoci che l’SPF indica soltanto la protezione contro i raggi UVB, responsabili della reazione eritematogena ma anche dell’abbronzatura. Una protezione solare però deve garantire anche una corretta protezione dai raggi UVA, responsabili dei danni alle strutture cellulari con conseguenze che vanno dall’invecchiamento alle macchie fino ad arrivare a insorgenza di tumori.
Il calcolo dell’indice di protezione degli UVA non è così matematico come per gli UVB, ma ci basti sapere che ogni miscela di filtri solari ha capacità protettiva sia per UVA che per UVB e che, di norma, più è alto SPF per UVB e maggiore sarà anche la protezione per gli UVA.

Creme solari e SPF: quali formulazioni si trovano in commercio
Ma veniamo ora alla parte pratica, ossia cosa possiamo trovare sugli scaffali.
Esistono due tipologie di filtro solare:
- il FILTRO ORGANICO (detto anche filtro Chimico) assorbe l’energia solare restituendola sotto forma generalmente di calore, alcuni esempi sono: derivati del benzophenone, EthylhexylSalicylate, Homosalate;
- il FILTRO INORGANICO (detto anche filtro Fisico) che scherma e riflette la radiazione solare. Alcuni esempi sono l’ossido di zinco o il biossido di titanio.
È una tipologia di filtro tendenzialmente preferita dagli amanti della cosmetica ecobio ma che spesso propone formule più dense e che a volte rilasciano patina biancastra.
Spesso nelle formulazioni solari si trovano entrambi, perché così si ottiene una protezione a più ampio spettro e una texture generalmente più piacevole. Poniamo attenzione alla lista ingredienti presente in etichetta per preferire filtri che non contengano nanoparticelle (specificato in INCI con la dicitura “nano” tra parentesi) perché essendo strutture molto piccole possono essere inalate o più facilmente assorbite e risultare più rischiosi.
In ultima analisi, già che abbiamo parlato di texture, vediamo quali forme cosmetiche possiamo trovare ed i loro pro e contro:
- Crema o latte che sceglieremo in base alla tipologia di pelle o alla preferenza di consistenza.
PRO: Il grosso pregio è che “vedi dove la metti” e si è quindi più sicuri di applicare il prodotto in maniera uniforme.
CONTRO: Può risultare fastidiosa e un po’ appiccicosa, specie se si suda molto e non è immediata da riapplicare se siamo truccati.
- Stick perfetto per zone specifiche come cicatrici o tatuaggi.
PRO: protezione maggiore, vedo dove lo metto ed è maneggevole.
CONTRO: a volte lascia una antipatica patina bianca, ha una texture piuttosto spessa che non si presta perfettamente a zone più ampie.
- Polvere make up come cipria o fondotinta minerale.
PRO: comodo e facile da riapplicare durante la giornata.
CONTRO: l’applicazione è talmente sottile che è difficile garantire una schermatura ottimale e duratura.
- Spray che possono essere micro-emulsioni o lozioni spray da vaporizzare al bisogno.
PRO: Sicuramente la velocità di applicazione e la praticità di riapplicarli durante la giornata, anche sopra al trucco.
CONTRO: inevitabilmente lo spray non vedi bene dove lo metti, e rischi una applicazione non corretta o non omogenea; si può ovviare a questa problematica prevedendo Erogazione di almeno 15 secondi per ogni zona, avendo accortezza, per il viso di chiudere occhi e bocca.
Personalmente per me e per la mia famiglia tendo sempre a scegliere prodotti in spray resistenti all’acqua, non per non riapplicarli dopo il bagno ma perché mi danno una maggior garanzia di resistere al sudore; essendo un fototipo chiaro non scendo mai sotto la protezione 50, ma ti garantisco che non è la bassa protezione a rallentare il naturale processo di abbronzatura.
Al contrario, applicare sempre la giusta protezione ti farà ottenere un’abbronzatura sicura, omogenea e duratura!
Scegli la texture e la tipologia di filtro che preferisci, ma ricordatei di usare la protezione solare sempre e di usarla nel modo corretto!