L’evoluzione delle Barbie Fashionistas 2016 – #TheDollEvolves

Nelle ultime ore non si parla di altro: la Barbie finalmente ha forme realistiche e fattezze da donna normale; finalmente non è più solo alta, bionda e con gli occhioni azzurri incorniciati da ciglia chilometriche, ma anche più bassa (petit) o più alta (tall) o più formosa (curvy, e vi do uno scoop incredibile al riguardo: la stanno già chiamando “la Barbie cicciottella”. Siamo sicuri che era questo il messaggio che si voleva lanciare?! Penso di no).

Evviva! Questa sì che è uguaglianza!

Finalmente tutte le donne potranno rispecchiarsi in una bambola, era l’ora!

Peccato che, con le Barbie, non ci giochino le donne, quanto piuttosto le bambine. E siamo veramente sicuri che creare tutte queste bambole diverse tra cui scegliere quella che, magari, somigli di più a chi ci giocherà possa essere un modo per far crescere le bambine con maggiore consapevolezza e meno pregiudizi?

Barbie Fashionistas 2016

Fonte dell’immagine: Glamour.it

Non vi sembra che si stia cercando di dare ad una bambola – vi prego, una bambola! Ok, un modello per milioni di bambine nel mondo, ma pur sempre SOLO UNA BAMBOLA! – una valenza che, francamente, non le spetta?

Davvero le generazioni di bambine che per ore nella loro infanzia hanno giocato con la classica Barbie sono cresciute pensando che per essere accettate bisogna essere per forza bionde, boccolose e ricche, alte, magre, con un seno prosperoso ma il bacino stretto stretto e i piedi a punta?

Davvero la massima aspirazione di ognuna di noi era quella di avere uno chalet in montagna con i rubinetti della cucina che erogavano cioccolata calda e marshmallow e le finestre che spandevano glitter; pony e cavalli dalle criniere lilla, camper rosa shocking e macchine decapottabili?

Ma soprattutto: quante donne conoscete che si sono fatte venire dei complessi reali nel corso del loro percorso di crescita da bambine ad adulte perché la vita vera è diversa da quella delle Barbie? Io, personalmente, nessuna.

Quando giocavate con le Barbie, avete mai sentito una vostra amichetta dire: “eh, guarda, la Barbie è proprio sproporzionata! E’ troppo magra, se fosse una donna vera, con questi piedi, non potrebbe neppure stare in piedi.”? Mai sentito dire, anzi forse a quell’età sarei rimasta turbata del contrario.

Conosco ragazze che in età adolescenziale hanno iniziato ad avere disturbi alimentari e non è stato per colpa delle Barbie della loro infanzia, quanto piuttosto per il confronto con modelli reali completamente sballati. Non bambole di plastica, ma donne vere.

Credo senza presunzione che le bambine non si siano mai soffermate a fare tutte queste elucubrazioni mentali ma che, anzi, stiamo riportando i complessi degli adulti su un giocattolo.

E vi dirò di più: penso anche che la classica Barbie fosse senza dubbio ben più paritaria!

Perché quando erano tutte, semplicemente, Barbie – cioè tutte fighe uguali e senza differenze – non si creavano discriminazioni in base all’acquisto.

Ma adesso, cosa succederà quando tra amabili bambine di 7/8 anni (e sappiamo quanto possano essere spietati i bambini a quell’età) si creeranno diatribe del tipo “tu sei grassa, per cui con la Barbie grassa ci devi giocare tu!” o “tu sei una tappa, prenditi la Barbie tappa!”?

E succederà anche con la Barbie spilungona, non dubitate del contrario solo perché l’altezza è considerata – sempre dagli adulti – una qualità.

Ve lo dice una che fino a tutte le scuole medie veniva presa in giro perché più alta addirittura dei maschi, secca, dinoccolata e senza un accenno di seno o di fianchi. Sembravo l’ombra di Papà Gambalunga e non mi sentivo propriamente la reginetta del ballo. 

Non è stata la Barbie a salvarmi da una crisi adolescenziale, non ci giocavo più già da qualche tempo, quanto, piuttosto, la mia mamma.

Che con la saggezza che solo una mamma può avere, mi consolava dicendomi: “vedrai tesoro, tra qualche anno nessuno ti prenderà più in giro perché sei alta, ma anzi ti invidieranno, abbi solo pazienza”.

Quindi, per favore, lasciamo alla Barbie il compito di essere solo una Barbie.

Educare le bambine ad essere adulte consapevoli e rispettose di tutte le diversità contemplate nel variegato panorama umano non è – solo – compito di un giocattolo, quanto piuttosto dell’educazione che si riceve a casa.

Carly.