Buon Giovedì sera ragazze.
Sono già alcuni giorni che vorrei condividere con voi qualche riflessione sulle beauty box, ovvero quel sistema – in teoria geniale – che con una spesa di abbonamento mensile, generalmente contenuta, consente di ricevere una sorta di “busta sorpresa” cosmetica con all’interno tante belle novità da provare.
Prodotti nuovi, marchi poco conosciuti o alternativi, ma anche brand di lusso e di alta profumeria da testare per magari far venir voglia di affrontare un acquisto importante.
Campioncini? Non proprio.
In verità dovrebbero arrivare delle vere e proprie mini taglie, dei sample deluxe di 5, 6 prodotti che consentano di provarli ed apprezzarli veramente.
Non nascondo che lo spunto per questo post mi è arrivato Lunedì scorso, quando la famosa Sugarbox ha salutato dal suo blog tutte le abbonate dicendo “è stata una bella avventura, ma sospendiamo la nostra attività perchè garantire la qualità desiderata e merita dalle nostre clienti è davvero troppo costoso“.
Da lì un fiume di commenti di vicinanza, di “noooooo” disperati, di “peccato, eravate gli unici che riuscivate a farmi contenta”, ma anche qualche contributo più ragionato e razionale, in cui si diceva che la qualità degli ultimi mesi aveva subìto un vero e proprio tracollo e che per questo motivo, forse, è meglio rivedere il modo in cui si offre un servizio.
Internet, si sa: non ha filtri. Bisogna sempre diffidare dai commenti troppo forti, sia in senso positivo che in senso negativo, perchè le persone nascoste dietro uno schermo si sentono in diritto di dire quello che vogliono, molto spesso superando i confini del buon senso.
Tuttavia io credo che un’analisi del fenomeno beauty box possa essere interessante, soprattutto perchè pur essendo in circolazione in Italia da circa 3 anni, personalmente non ho mai avuto davvero voglia di provarle a causa delle critiche molto negative che Bloggers e Youtubers gli hanno sempre riservato.
Non mi riferisco alla Sugarbox in particolare, anzi forse è stata la Glossybox ad essere sempre e più di altre nel centro del mirino, ma certo quando vedo che tra i campioni contenuti all’interno di una scatola, per carità, carina quanto vuoi ma pur sempre di semplice cartone, abbiamo prodotti del calibro della crema corpo profumata Aquolina (che mi sono sempre rifiutata di comprare anche in età adolescenziale) o della lacca Cielo Alto beh, signore: mi viene da pensare che ho fatto bene a non spendere 14/16 euro! Non saranno tanti, ma insomma se li metto da parte per due mesi mi ci compro un prodotto di lusso in taglia piena. No?!
Come al solito, la differenza con le box straniere è abissale, e secondo me questa è una delle prime ragioni del fallimento delle nostrane.
Arrivate in Italia, le appassionate del settore hanno iniziato a cercare in rete per capire cosa fossero queste scatoline e si sono trovate davanti ad immagini spesso paradisiache: confezioni ricche di prodotti prova Sisley, La Mer, La Prairie; cosmetici di Bobby Brow e Laura Mercier.
Avranno pensato di aver trovato l’Eldorado, e non voglio immaginare la delusione di fronte al mascara glitterato Layla.
Raramente ho sentito commenti positivi, e comunque sempre per singoli prodotti e mai per l’intero contenuto.
Perchè? Secondo me, è brutto forse da dire, ma probabilmente chi ha pensato di avviare un’attività di beauty box ha pensato solo di poter ottenere grossi guadagni, senza però considerare che le ragazze appassionate di make up e cosmetica ormai sono davvero molto ben informate e molto – molto – esigenti.
I prodotti low cost di qualità ormai sono alla portata di tutte, Internet ci fa vedere in continuazione quanti marchi favolosi vengono commercializzati altrove e non qui, e pensare di far contenta qualcuna con il latte corpo panna e fragola rimasto invenduto dal 1999 è, francamente, da ingenui.
E’ naturale che se io apro la mia scatola di gennaio, per dire, e ci trovo il sapone di Aleppo, poi vedo che la mia collega blogger americana apre la stessa box e trova un flacone da 15 ml di un prodotto Sisley… ci rimango male e inizio a pensare di disdire il mio abbonamento.
La lettera di Sugarbox conferma queste mie impressioni, perchè proprio all’inizio dice “ci dispiace, ma accontentarvi tutte COSTA TROPPO”.
E scusate se io allora, leggendola, mi sono chiesta: “costa troppo?! Ma che pensavate di fare? Le nozze coi fichi secchi?”.
Certo, molte saranno incontentabili, molte avranno pretese assurde, ma insomma io non ci credo che tutte le clienti hanno delle aspettative inarrivabili.
So che con il tempo qualche marchio ha provato a migliorare la qualità dei contenuti mandando dei questionari alle abbonate per capire meglio i gusti personali, i colori preferiti, il tipo di pelle. Ma poi i prodotti che arrivavano erano sempre gli stessi, e allora viene il dubbio che questi questionari non vengano letti.
Posso immaginare che leggere e schedare migliaia di questionari, suddividendo i contenuti delle scatole per singole preferenze, non sia affatto facile. Ma allora non mi dire che ti impegnerai a farlo, se poi non ne sei in grado di rispettare l’impegno, perchè io allora penso che lo fai solo per darmi un contentino nella speranza che aspetti a disdire il mio abbonamento.
Di fronte a queste cose, a me viene sinceramente da pensare che in Italia soffriamo della “Sindrome da approssimazione”. Noi non possiamo mai fare le cose davvero per bene, ma ci limitiamo ad andarci vicini sperando che i diretti interessati non si lamentino mai troppo.
E anche per la categoria beauty box, mi sembra che spesso lo spirito sia quello di tirare a campare.
Non vi dico quale polemica è in corso sulla pagina Facebook di Glossybox Italia – che per inciso non viene aggiornata dal 1 gennaio, cosa molto strana… – perchè le abbonate stanno aspettando ancora il corriere con la box natalizia dello scorso dicembre.
E a fronte di tantissimi commenti dove si chiedono spiegazioni, nessuno del team che si degni di rispondere.
Diciamo allora che l’idea di fondo è senz’altro valida e molto carina e che io stessa sarei la prima ad abbonarmi, se ritenessi che ne vale la pena con una box che mi convince pienamente. Ma per adesso, nessuna di quelle già in commercio mi ha persuaso a prendere un impegno così vincolante!
Ragazze all’ascolto, come giudicate le beauty box italiane?
Avete un’esperienza di abbonamento con queste scatole di bellezza che vi va di condividere con noi? E soprattutto: siete soddisfate dei prodotti che ricevete, in rapporto al denaro speso?
Attendo le vostre opinioni.
A presto, dalla vostra Esteta.